Adrian Paci, Nascita di Gesù
Vangelo di riferimento: Luca 2,15-20
Natale di vita
Nei giorni di Natale – che liturgicamente terminano la domenica dopo l’Epifania – abbiamo una grande occasione di riscoprire l’evento fondamentale della nostra storia personale e mondiale, leggendo o rileggendo i cosiddetti «Vangeli dell’infanzia di Gesù». Li troviamo nei primi due capitoli del Vangelo secondo Luca e di quello secondo Matteo: sarà di certo un piacevole arricchimento. Le festività natalizie si iniziano con la celebrazione vigiliare per proseguire con tre formulari di preghiere e di letture per il giorno del Natale del Signore (Messa della notte, dell’aurora, del giorno).
Nella celebrazione dell’aurora si legge il brano dell’evangelista Luca (2,15-20). La lunga attesa d’un arrivo (avvento) si è trasformata in un fatto storico, constatato con i propri occhi, dai pastori, a Betlemme: «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino in una mangiatoia». Ricordiamolo anche quando guardiamo il presepio e l’albero: Natale non è solo una bella tradizione, non si esaurisce in Babbo Natale, non è una fiaba. È una storia vera che ha cambiato il mondo.
Guardiamo all’opera «Nascita di Gesù», realizzata ai silicati da Adrian Paci nel 2004 a Romano di Lombardia come la prima delle otto «Storie di Gesù», volute da Giuseppe Longhi, allora sindaco, a completamento della facciata del Cimitero cittadino. Il pittore d’origine albanese, a quell’epoca trentacinquenne e poco conosciuto, che oggi ha un ruolo da protagonista nel panorama contemporaneo, si è attenuto al testo evangelico, raffigurando, anche per noi quanto hanno visto i pastori: un bimbo con i genitori. Secondo l’antica tradizione ha aggiunto l’asino e il bue, presenze attive e partecipanti. Le figure, dipinte con colori tenui e quasi in trasparenza, sono come collocate in ogni ambiente e contesto, e sembrano cercare casa, chiedendo ospitalità a chi guarda. Maria al centro, tiene in braccio come ogni mamma il figlio suo e figlio di Dio. Ce lo mostra, invitandoci con il suo sguardo a scoprire in lui bellissimo, il misterioso dono dall’alto, la conferma dell’amore divino fattosi carne. Paci veste la Madre con abiti rosso e blu, secondo la tradizione: il rosso, colore del sangue, ricorda l’umanità mentre l’azzurro/blu rappresenta la trascendenza e il divino. L’ampio e lungo manto evoca il determinante intervento divino: «Lo Spirito Santo scenderà su di te». Giuseppe, in secondo piano, ci assomiglia. Da dietro, più osserva la moglie e Gesù più crescono nella mente e nel cuore dubbi, perplessità, interrogativi. La posa e la figura grigia, senza alcun colore, lo confermano.
Per il Natale c’interpella l’augurio scritto da Salvatore Quasimodo nella conclusione della lirica Natale: «Pace nel cuore di Cristo in eterno; / ma non v’è pace nel cuore dell’uomo. / Anche con Cristo, e sono venti secoli, / il fratello si scaglia sul fratello. / Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino / che morirà poi in croce fra due ladri?».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.