DESCRIZIONE
Nel dipinto viene rappresentata la Vergine che tiene in braccio Gesù bambino.
I due personaggi si trovano in una posizione più elevata rispetto a quella delle altre figure collocate ai lati dell’opera. La figura a sinistra è Santa Caterina da Siena, mentre la figura di destra è San Domenico. A terra si trova un cane sdraiato che regge una candela tra i denti. Dietro sono presenti una sfera blu e un libro. Il cane è simbolo dei monaci domenicani. La candela invece rappresenta la Fede cristiana.
Il libro simboleggia la parola, poiché originariamente i domenicani diffondevano la religione cristiana tramandando oralmente tutti gli episodi biblici ed evangelici. San Domenico tiene tra le mani il lembo di un rosario, mentre un altro è nelle mani della Madonna.
Lo sfondo non è ben definito: i personaggi si trovano in cielo e probabilmente la Madonna e Gesù bambino sono raffigurati su una nuvola. In più, ai lati dello sfondo, sono presenti cinque angeli, tre a destra e due a sinistra, che osservano i santi mentre parlano tra loro.
DATA | 1804 |
TECNICA | Olio su tela |
DIMENSIONE | Altezza: 80.5 cm
Dimensione: 64.5 cm |
AUTORE
Vincenzo Angelo Orelli
BIOGRAFIA
L’autore é Vincenzo Angelo Orelli, nasce a Locarno, nel Canton Ticino, il 10 aprile 1751.
Figlio del noto pittore Giuseppe Antonio Orelli, inizia da piccolo a studiare per la carriera artistica. All’età di otto anni si trasferisce con la famiglia nella città di Bergamo, dove il padre riceve numerosi incarichi e dove apre una bottega. Qualche tempo dopo inizia a frequentare la Reale Scuola di Milano per migliorare le sue tecniche pittoriche. É il padre, ormai settantenne, a farlo ritornare a Bergamo nel 1775 per affidargli la propria bottega, permettendogli così di intraprendere una brillante carriera artistica.
Appassionato di cultura generale, comincia anche a frequentare gli ambienti intellettuali della città ed a stringere amicizie con personaggi importanti dell’epoca; queste relazioni favoriscono il suo successo e lo rendono il più importante pittore bergamasco del suo tempo. Egli esegue numerosi affreschi e dipinti per le ville dell’aristocrazia locale e anche opere religiose commissionate dalle chiese della zona.
Tuttavia, la sua fama rimase circoscritta unicamente al territorio bergamasco e bresciano. Muore a Bergamo nel 1813, al termine di un’intensa esistenza incentrata sulla pittura.